Napoli-Inter 4-2: quasi fuori dalla Champions. Mazzarri ha bisogno di Thohir

16.12.2013 11:09
 
 
L'addio ai sogni Champions ancora non è stato scritto perchè niente come il calcio è più illogico, ma la sconfitta contro il grande ex, mai davvero amato in casa Inter, quel Rafa Benitez scaricato in fretta e furia da Moratti dopo la conquista del Mondiale per club, mette il punto esclamativo su quello che è stato l'orrendo mese della squadra nerazzurra a cavallo tra novembre e dicembre: perchè queste 4 delle 5 gare venute dopo la sosta e che porteranno allo stop natalizio, hanno generato numeri tutti ampiamente contro la squadra di Walter Mazzarri che non ha saputo che raccogliere delusioni, 3, miseri, punti sui 12 a disposizione e subendo una valanga di gol come mai successo nella prima parte del torneo (sette solo tra Parma e Napoli) come una provinciale qualsiasi. 
E, soprattutto, in questo caso affidandoci meno alle statistiche e più a quello che sono state le cose, risultando incapace di sfruttare la benevolenza di un calendario che ci serviva su un piatto d'argento tre favorevolissimi turni (contro Bologna, Sampdoria e Parma) per poterci ancorare saldamente a ridosso del terzetto di testa per sfruttare, eventualmente, i passi falsi della squadra che più a lungo è stata a nostra portata di mano, il Napoli appunto, e portarci in terza posizione. In tal modo avremmo potuto riabilitare le nostre pretese europee in quella che sarà una durissima bagarre che da qui a maggio porterà all'assegnazione di un posto nell'Europa che conta, un obiettivo piuttosto irragiungibile, di questo passo.  
In tal senso l'accento andrebbe posto più che alla sconfitta di ieri, accettabile se non altro per aver perso di fronte ad una grande squadra (nel vero senso della parola), agli errori malamente commessi nelle gare casalinghe contro la Doria di Mihajlovic e il Parma di Donadoni, sia nell'approccio alla gara che nell'attenzione difensiva durante la stessa, match nei quali era obbligatorio fare bottino pieno sia per poter affrontare più serenamente un trittico di partite durissime (Napoli, Milan e Lazio), da qui a gennaio in rapida successione, sia perchè spesso a fare la differenza, banalmente, sono il numero di vittorie riportate contro squadre di medio-bassa classifica. 
 
Due partite, quelle appena citate, che hanno evidenziato i limiti di un gruppo che, a parte l'ottimo avvio di stagione, una sorta di "effetto-sorpresa" che non ha più retto all'urto del tempo, non avrebbe mai potuto andare oltre gli stessi ribaltando una logica suprema nel calcio e cioè che in questo sport i valori e i mezzi tecnici qualcosa contano e prima o poi vengono fuori.  
Eppure la gara del S.Paolo non è stato, tutto sommato, un clamoroso passo indietro, se così può essere considerata una sconfitta per 4-2 figlia di amnesie difensive da oratorio, se posta a confronto a quella offerta contro i blucerchiati nella prima assoluta di Thohir a S.Siro o quella al cospetto dei gialloblù dell'ex Cassano: perchè perdere di fronte ad una squadra dotata di maggior talento complessivo e guidata da ambizioni scudetto ci sta, tra l'altro giocando a viso aperto e subendo talvolta le decisioni un pò troppo fiscali di un Tagliavento che di fronte ai colori nerazzurri dimostra di voler rispettare, sempre e comunque, il regolamento alla lettera, sorvolando invece su episodi analoghi quando si è trattato di sanzionare i giocatori azzurri. 
 
Il pensiero va continuo ai punti malamente persi per strada contro le cosidette "piccole" che troppo spesso hanno costituito un'insidia per la squadra nerazzurra lungo questi primi quattro mesi di Serie A: gare tutte abbordabili eppure malamente sprecate tra errori individuali e collettivi e una fortuna che spesso ci ha girato contro. Prestazioni che tuttavia ci forniscono l'idea e la dimensione della nostra Inter e soprattutto quello che potrà essere il nostro futuro, perchè quando la pressione della vittoria era tutta concentrata sulla squadra di Mazzarri questa, alla fine dei conti, ha dimostrato, come detto in precedenza, tutti i limiti congeniti ad un gruppo che non è cambiato, e che, ahinoi, è rimasto uguale e identico nei volti, a parte qualche eccezione, a quello che nella precedente gestione Stramaccioni ci ha fatto passare le pene dell'inferno. 
Un'involuzione in fin dei conti quasi fisiologica anche se inaspettata in questi termini, testimoniata dall'eccessiva discontinuità di questi ultimi tempi, quasi preventivabile perchè figlia di una povertà tecnica davvero disarmante che alla fine si è rivelata: senza quella più che necessaria profondità che deve possedere una rosa che si rispetti, era piuttosto evidente che il tecnico toscano non avrebbe potuto a lungo fare di più di ciò che ha fatto se, scontentato da un mercato al risparmio, ha dovuto cedere il passo non solo a chi, come da pronostico, sta dominando il torneo, ma anche a rivali meno blasonate ma più attezzate e organizzate: penso all'ambiziosa Fiorentina di Montella, per esempio, che in questo turno ha rispettato i pronostici e si è portata avanti in classifica, dopo una lunga rincorsa, alla Beneamata. 
 
Ma questo non significa che Mazzarri, in questo mini ciclo da vera e propria crisi, non abbia colpe e dimostrato mancanze perchè l'incapacità di lanciare un talento come Mateo Kovacic, che avrebbe dovuto essere il cardine di un centrocampo fin troppo muscolare e privo di spunto rispetto alla media nazionale, quella di non voler mai rinunciare ad una formazione fin troppo coperta e abbottonata in cambio di un atteggiamento più spavaldo e ambizioso soprattutto nelle gare in casa, non sono una bocciatura totale ma celano in realtà difficoltà di adattamento ad un ambiente che chiede e vuole sempre tanto, nonostante tutto.
Certo che il derby sarà un piccolo crocevia della stagione: vincere potrebbe servire da stimolo ad una ripresa che, si spera, possa essere alimentata dagli auspicabili investimenti sul mercato che Thohir dovrà concedere all'allenatore affinchè questi cerchi di recuperare terreno su chi al momento è davanti, in un percorso piuttosto impervio e non privo di ostacoli; perdere invece sarebbe un'ulteriore batosta e una conferma che, probabilmente, servirà molto più tempo prima di rivedere una squadra capace di battersi per traguardi importanti.