L'addio di Dejan, l'arrivo di Belfodil, l'Inter passa dal vecchio al nuovo
L'addio annunciato proprio oggi da Dejan Stankovic, quello già ufficiale di Cassano nonchè la probabile spalmatura degli ingaggi di Esteban Cambiasso, Diego Milito e Christian Chivu (fino al 2015), delineano finalmente un quadro più coerente e chiaro in relazione ad una politica societaria spesso ambigua e talvolta troppo di parte in fatto di gestione dei contratti che legano ancora i senatori al club nerazzurro (con grosse differenze tra argentini e brasiliani), rinnovati a peso d'oro proprio dopo la conquista del Triplete, salvo poi riterneli eccessivamente pesanti per la politica austera di risanamento dei conti del club, sotto diversi aspetti.
Citiamo nello specifico quelli di stretta sostenibilità economica, per le ovvie ricadute su un bilancio che al 30 giugno 2013 ha segnato perdite per 70 milioni; in relazione alla durata che obbliga la società a rivederne i termini oppure a svendere il calciatore in questione, suscitando non di rado i malumori della piazza; infine, nella valutazione della convenienza a mantenere in squadra giocatori ultratrentenni con un rendimento ormai modesto, facili all'infortunio e a recuperi più lenti e dispendiosi e che nell'arco degli ultimi 36 mesi per ovvie ragioni non hanno mai garantito un livello sufficiente di affidabilità, tecnica e fisica, salvo rari e discontinui casi (a parte Zanetti e Milito in zona gol).
Basti pensare al rinnovo fino al 2014 del Principe ad un ingaggio netto che si aggira attorno ai 5 milioni; quello di Stankovic, rescisso oggi, a 4,5 e quelli che, seppur non superino i tre milioni o si attestino attorno alla cifra media di 2,5 (Cassano), sono ritenuti uno spreco di risorse da poter investire diversamente, indispensabili vista la situazione per rinforzare la rosa attraverso l'ingaggio di elementi più freschi, motivati e soprattutto più giovani.
All'addio senza troppi ringraziamenti della colonia brasiliana, sta dunque seguendo quella degli argentini, che come detto in apertura, la società ha voluto "premiare" con una politica di dialogo più conciliante e morbida, evitando tagli dolorosi ma forse necessari per non creare troppo disagio agli equilibri interni al gruppo. Molto probabilmente, soprattutto per una questione prettamente anagrafica, rimarrà il solo Cambiasso a vestire ancora il nerazzurro , per uno o due anni ancora, e a farci ritornare in mente le gesta storiche della Grande Inter di Josè Mourinho.
Gli acquisti già perfezionati di Mauro Icardi e quello più recente di Ishak Belfodil hanno da una parte rinforzato l'idea di un Inter che apre con più fiducia ai giovani, dall'altra, in particolar modo considerando l'operazione che ha coinvolto l'ormai ex Parma, come gli esuberi o gli indesiderati da Mazzarri possano essere utilizzati in trattative interessanti, per di più di prospettiva, ottenendo il duplice vantaggio di un sostanzioso sconto sul cash e, contemporaneamente, riducendo sensibilmente il monte stipendi a carico della società.
La novità che reputo più interessante è l'ormai chiarissima e concorde volontà di tecnico e società ad affidarsi alle prestazioni di ragazzi giovani e con qualità tecniche di prim'ordine, assicurandoseli in anticipo sulle concorrenti, nonostante lo scetticismo di coloro che avrebbero preferito nomi più importanti ma fuori budget per il momento storico e finanziario del club. Una fiducia che sarà totale non nell'immediato, ma con un anno di esperienza in più, quando Milito dovrà scegliere se restare o salutare e a Palacio verrà proposto un contratto più assimilabile e congruo all'eta dell'ex calciatore del Genoa. Una inversione di tendenza netta, significativa e a tratti paradossale, se pensiamo che l'assunzione di Stramaccioni avrebbe dovuto servire a cogliere l'opportunità di costriuire un'Inter fondata sui giovani e che invece fu imbottita di giocatori già sulla trentina o giù di lì.
Grazie alla determinazione di Mazzarri espressa in maniera esemplare il giorno della sua presentazione, ma sostanzialmente anche per il rimpianto di avere buttato via un altro anno e per le pressioni di una piazza al limite dell'esasperazione, il processo di svecchiamento si sta facendo largo con una continuità sconosciuta alle annate precedenti, seppur accompagnato dallo scetticismo di cui dicevamo prima. Anche perchè, fatta salva l'eventualità che Thohir investa grossi capitali sul mercato, almeno per quest'anno si dovrà fare i conti con una realtà piuttosto chiara, e cioè che sarà impossibile che Moratti dia l'assenso a trattare giocatori con un ingaggio che superi i 2,5 milioni di euro, oltre ad un sostanzioso costo relativo all'acquisto del cartellino.
I più che probabili arrivi di Mauricio Isla, 25 anni, Radja Naingollan, 25 anche lui, e Aleksandar Dragovic, 22, completeranno poi il quadro di una campagna rafforzamento condotta saggiamente, che non deprima ulteriormente l'ambiente, e che, se così assesterà fino a settembre, sarà capace di abbassare ulteriormente l'età media della squadra, tralasciando il discorso sulla qualità complessiva della stessa. Un passo importante per dare un senso più coerente e compiuto al processo di transizione che si è ossidato sulla opinabilissima politica delle cessioni illustri, senza tuttavia badare a ciò per cui i tifosi spendono tempo, passione e denaro, ovvero alla competitività della squadra.
A margine, è importante segnalare anche il rinnovo del contratto di Samuele Longo, che non rimarrà a Milano ma sarà girato in prestito o in comproprietà per raggiungere obiettivi di mercato al momento necessari per puntellare la rosa voluta da Mazzarri. Un giocatore sul quale in molti scommettono, un potenziale campione da osservare da vicino, e se in società avessero finalmente l'accortezza di guardare oltre alle (normali) difficoltà incontrate dal ragazzo nelle prime esperienze nel calcio professionistico, ci si accorgerebbe di avere tra le mani un piccolo patrimonio su cui puntare. E che con Icardi e Belfodil potrà rappresentare quel nuovo corso tanto atteso, sperato e voluto dai tifosi della Beneamata.