Chelsea Inter: non tutto è da buttare, tutto serve a crescere. Ma ce la faremo?

03.08.2013 10:24

 

 

 

Ho assistito alla partita tra Inter e Chelsea con notevole entusiasmo ed interesse, per veder avvalorato ciò che ho scritto nei recenti post sulla Beneamata. Un confronto che, seppur fosse un'amichevole di mezza estate, aveva qualcosa da dirci e il fascino particolare di rivedere Mourinho incrociare i colori nerazzurri, stavolta da avversario. Una partita del genere del resto rivela sempre tutto il suo potenziale di "partita a sè", perchè le grandi sfide dal sapore internazionale riescono quasi sempre ad andare aldilà dell'amicizia, dello stato di preparazione, coinvolgendo con maggior partecipazione i tifosi, stanchi delle partitelle con squadre dilettanti, e bisognosi di calcio, quello vero, per poter giudicare con una certa obiettività lo stato attuale delle cose.
La gara che l'Inter ha disputato contro gli inglesi è stata infatti una partita "vera". Una prestazione che a tratti non mi è dispiaciuta, nonostante le ovvie sbavature tattiche e difficoltà fisiche determinate essenzialmente da uno stato dei lavori ancora incompleto, e soprattutto una rosa altrettanto spuntata e priva delle necessarie pedine per permettere a Mazzarri di esprimere un gioco di maggior qualità. Evidente, evidentissimo però che per rivedere una squadra finalmente compatta, solida, competitiva, difficile da affrontare e da battere, in sostanza, per invertire quella che è stata una vera e propria regola nella gestione Stramaccioni, ci vorrà del tempo, ci vorrà lavoro, sacrificio e magari un Thohir definitivamente all'opera, soprattutto presente in chiave mercato.
 
Obiettivamente qualche passaggio a vuoto si è menifestato in maniera troppo palese per non ricevere una doverosa sottolineatura: i ripetuti contropiede degli uomini di Mourinho ad esempio, avvantaggiati dalla fragilità di un centrocampo guidato da un Cambiasso giù di tono; un attacco che, Palacio a parte, dovrà sperare nella consacrazione rapida di Mauro Icardi nella veste di attaccante decisivo per la squadra e in grado di fare la differenza in termini di segnature; infine, il versante sinistro, occupato da un Alvaro Pereira ancora poco sincronizzato col resto della squadra, approssimativo nell'interpretare i compiti che Mazzarri vuole che porti a termine. Circostanze queste che hanno di per sè un peso specifico del tutto superiore a ciò che ritengo positivamente degno di nota.
Eppure appare del tutto ovvio, se non naturale, considerare tuttavia che certe indicazioni, derivanti essenzialmente da un confronto diretto con una avversaria meglio attrezzata e più avanti nella preparazione, debbano essere soppesate e lette con occhio positivo o con maggiore equilibrio, stante l'evidenza delle circostanze, considerando comunque che certi errori possono e dovranno essere riveduti e corretti attraverso un lavoro che Mazzarri sicuramente cercherà di approfondire sul campo (anche attraverso ulteriori test di caratura internazionale, vedi Valencia).
Le note positive nella gara di ieri notte giungono innanzitutto dai calciatori che già a Pinzolo hanno dimostrato di essere più avanti rispetto agli altri, sia nello stato atletico quanto nella metabolizzazione dei concetti tattici mazzarriani: su tutti Fredy Guarin, Yuto Nagatomo e Rodrigo Palacio.
Nello specifico l'esterno giapponese, seppur impiegato in un ruolo che a conti fatti non sarà il suo durante la stagione (salvo rispensamenti o mosse tattiche studiate a tavolino o ancora per questioni di necessità), ha interpretato il ruolo in maniera sufficientemente efficace e dinamica, in entrambe le fasi di gioco, mancando talvolta nella qualità delle giocate dal fondo. Motivo per il quale la società sta cercando con una certa insistenza (e con una lentezza ancor superiore) una soluzione sul mercato e pare averla trovata in Wallace Oliveira dos santos, per il quale nutro dei seri dubbi e timori circa la possibilità di affermarsi all'Inter e per l'Inter ad una età così precoce per un giovane del tutto a digiuno di calcio europeo.
 
Il colombiano invece dalla sua sta mostrando una certa abnegazione all'interpretazione di un ruolo che pare sia quello più congeniale e meglio aderente alle personali caratteritische tecniche, dopo un anno peregrinando qua e là in diverse zone del campo a causa degli esperimenti tattici di un confuso Stramaccioni. Molto spesso la posizione in campo e l'attitudine dell'ex Porto alla conclusione combaciano con una confortante continuità, tanto che la mia sensazione è quella di poter vedere un Guarin valorizzato nelle sue peculiarità, e leader di un centrocampo ancora privo di Mateo Kovacic, ma che vede (vedrà) nel colombiano un elemento di sicura affidabilità di rendimento.
Infine, una particolare citazione di merito la merita Rodrigo Palacio, l'attaccante nerazzurro più in forma e pronto già per affrontare il campionato da sicuro protagonista. E' lui, per il momento, l'unica certezza per Mazzarri per quanto riguarda il parco attaccanti, perchè Icardi (il preferito dal tecnico toscano per il ruolo di centravanti) è ancora lontano da una forma fisica accettabile, mentre Belfodil, subentarto all'ex doriano nella ripresa, ha invece offerto una buona prestazione (arricchita spesso di dribbilg ubriacanti che hanno messo in seria difficoltà la retroguardia blues) ma pare sia indietro nelle gerarchie del tecnico toscano.
Manco poco all'inizio del campionato, ma manca ancora molto per costruire una squadra in grado di inserirsi nel lotto delle pretendenti ad un posto Champions (non per lo scudetto, ovviamente). Ce la faremo?