Cedere per comprare, un obbligo per poter ricostruire

26.06.2013 20:03

 

 

 

 

Come da tre anni a questa parte, l'interrogativo più ricorrente che circola tra i tifosi dell'Inter durante i tre, lunghi, mesi estivi di calciomercato è sempre solo una: chi sarà questa volta a fare le valigie e ad abbandonare Milano, nella solita routine per avviare i primi colpi in entrata? E soprattutto: a cosa porterà? . Non una semplice domanda, quanto una vera e propria riflessione sul futuro sportivo della propria squadra del cuore. I nomi più caldi e richiesti di quest'anno sono ormai noti da tempo: Handanovic, Guarin, Ranocchia sono da almeno un mese al centro di trattative milionarie e l'addio di uno dei tre non esclude di fatto il sacrificio dell'altro. I proclami da scudetto di Massimo Moratti alla recente festa della Curva, non hanno lasciato troppo il segno su una piazza ancora scossa da una stagione disastrosa, non più incline a concedere il solito credito alla società dopo un trienno di confusione gestionale, tecnica e sportiva. In particolar modo perchè più che di arrivi si parla di partenze, una dinamica che sembra ripetersi sempre uguale a sè stessa.

La campagna di rafforzamento 2013-2014, piaccia o no, è legata imprescindibilmente alla cessione di almeno uno dei pezzi "forti" della rosa, già preventivati da un Moratti che non ha mai fatto mistero delle necessità più impellenti del club. Il suo "può accadere di tutto", che stride con l'anestetico concesso ai tifosi della Nord , ha infatti una cadenza più negativa che positiva e non esclude l'avvio, come accenato poco prima, di un'ulteriore piccola rivoluzione tecnica legata agli addi di chi, almeno sulla carta, dovrebbe formare la spina dorsale di una squadra ancora tutta da ricostruire. La delicatezza del momento impone, più degli altri anni, valutazioni approfondite e bilanciate della gestione delle operazioni di entrata e uscita (qualità, funzionalità, età e costi), quella seria programmazione venuta tristemente a mancare negli affanni del post-Triplete e che più di ogni altra cosa traccerà la via maestra per (ri)cominciare a piccoli passi di nuovo a camminare.

La strada della cessione dolorosa è in quest'ottica quella meno impervia, breve e sicuramente più percorribile per autofinanziarie la campagna di rafforzamento per la nuova annata sportiva rispetto a quella stra-accidentata che invece prevede l'addio della nutrita schiera di calciatori sudamericani (Gargano, Silvestre, Alvarez, Schelotto), frullati nel morale e nel rendimento da una o due stagioni giocate più che al di sotto delle aspettative minime. Giocatori piazzabili altrove se non ad un prezzo da mercatino delle pulci, considerando il clamoroso tonfo del valore dei rispettivi cartellini dopo appena 12 o addirittura 6 mesi di militanza in nerazzurro, unitamente ad una grana non da poco come quella di ingaggi alti e fuori mercato per club di fascia medio-bassa.

Il quesito proposto in apertura non ha una soluzione già confezionata a priori: tutto dipenderà dalle mosse che Marco Branca saprà chiudere con autorevolezza e tempestività, perchè è qui che si gioca tutto: ripiegare sulle seconde o terze scelte sarebbe l'ennesimo colpo ad un progetto buono solo nei propositi ma non assecondato dai fatti, e che costringerebbe Mazzarri più che a imporre il suo calcio, a limitare i danni di una nuova stagione tutta in salita. Eppoi sarebbe un ulteriore, imperdonabile, schiaffo alla pazienza dei tifosi.

Ecco perchè il sacrificio di Samir, Fredy, o Andrea, ci può stare, a patto che valga un budget buono e sostanzioso da spendere con la cura del caso: i nomi di Danilo, Isla, Naingollan, Paulinho, Kolarov e (magari) Mario Gomez sarebbero quelli giusti per avere l'idea di una società che, nonostante tutte le difficoltà economiche, ha deciso di aprirsi un nuovo varco nella storia, sfruttando il momento per riproporsi autorevolmente come nuova candidata alla vittoria, senza avere alcuna pressione se non quella di migliorarsi ogni anno. Quello che diceva Moratti pochi giorni fa parlando di scudetto, a patto che a Milano non si facciano solo chiacchiere ma arrivino ad Appiano Gentile tre o meglio quattro di questi cinque.