Amburgo-Inter, risposte dal campo. E dal mercato?

30.07.2013 12:12

 

 

Dopo le discusse amichevoli a Pinzolo, l'ottima prova dell'Inter ad Amburgo ha ravvivato, seppur con molta cautela, gli entusiasmi dei tifosi attorno ad un Inter che sta vivendo un momento ambiguo, in un luglio piuttosto movimentato in ambito societario ma fermo, troppo e ad oltranza, sul mercato.

Catalogando qua e là gli umori dei tifosi, e imbattendomi spesso in commenti davvero troppo prevenuti e poco aderenti alla realtà circa la bontà di certi movimenti di mercato, di certe scelte, giudicate non di rado duramente e a priori (anche se più di una volta a pensar male ci abbiamo azzeccato), senza attendere la necessaria risposta dal campo, mi rendo conto che, seppur di fronte a concetti per certi versi estremi, la cui parzialità non può essere negata (visto che si tratta di opinioni espresse in materie evolvibili come il rendimento di un calciatore o le dinamiche del mercato del calcio), che fotografano solamente un momento che non può predire ciò che sarà in futuro, il tergirversare sul fronte rafforzamento mi lascia, nonostante tutto, qualche perplessità di troppo e il timore di rivedere una squadra piena zeppa di ripieghi più che di prime scelte

In attesa che qualcosa di buono accada in questi giorni per un progetto nuovo, che non dev'esserlo solo a parole o per l'ennesimo cambio primaverile in panchina.

La speranza di rivedere una squadra finalmente coerente, sostenuta da una filosofia di gioco definita, chiara, ben coadiuvata da una preparazione fisica altrettanto importante e all'altezza, decisiva per le sorti stagionali della squadra, è, se possibile, fatte sempre le debite proporzioni, nutrita da prestazioni come quella offerta in Germania, nella quale la bontà del lavoro di Mazzarri si è manifestata attraverso una prestazione gagliarda, determinata, a tratti solida (pur non qualche ovvia sbavatura tattica, soprattutto dietro) di un gruppo che appare nettamente in ripresa sia sotto il profilo atletico sia sotto quello più prettamente tattico, nonostante la posta in palio non fosse nient'altro che l'onore, e poco altro.

La gara contro i tedeschi, ha dato infatti spunti di riflessione interessanti e risposte piuttoste confortanti innanzitutto in relazione alla tenuta atletica complessiva della squadra, nonostante il caldo eccessivo e un avversario decisamente più avanti nella preparazione (tra pochi giorni giocherà la prima di campionato) e, più in particolare, da alcuni giocatori apparsi imballati e tecnicamente in ombra nelle precedenti uscite, a causa dei pesanti carichi di lavoro nelle due estenuanti settimane di lavoro in Trentino.

Per questo appare giunto il momento di forzare i tempi e regalare a Mazzarri le pedine che ha espressamente richiesto a Moratti fin da giugno: un esterno destro dinamico, capace di fare con efficacia entrambe le fasi, un mediano di rottura da piazzare davanti al reparto arretrato, magari una punta esperta e di spessore, in attesa che Milito si riprenda il posto da titolare, giocandosela alla pari con i compagni di reparto, tra i quali figurano due giovani da gettare nella mischia con parsimonia: un Icardi apparso rinfrancato e a segno contro l'Amburgo e un Belfodil ancora in ritardo, spesso oggetto controverso dei giudizi dei tifosi.

 

Sfumato Isla, le difficoltà di arrivare a Nainggolan lanciano un piccolo campanello d'allarme che, fossi in Mazzarri, valuterei attentamente in ottica di valorizzazione delle risorse attualmente disponibili in rosa e più sensibilmente sul fronte cessioni: Alfred Duncan, per esempio, non lo lascerei partire a cuor leggero in assenza di un Nainggolan o di chi per lui venga scelto dal club per accontentare gli umori di Mazzarri. Un piccolo quadro che testimonia uno stato di emergenza spesso posto in secondo piano dall'enfasi prodotta dalla trattativa tra Moratti e Erick Thohir, che assorbe l'attenzione dei tifosi e dei media più di quanto lo possa fare il calciomercato stesso, in cui probabilmente, per il club nerazzurro, la concretizzazione delle operazioni promesse sarebbe di riflesso l'espressione più diretta di un accordo concluso col magnate indonesiano.

Infine il caso-Silvestre per il quale mi piacerebbe scrivere a parte qualcosa nei prossimi giorni. Posso dire però che l'operazione conclusa in tempi brevissimi con i cugini rossoneri rappresenta per l'Inter il fallimento di un'intera sessione di mercato, quella del 2012, visto che proprio l'ex Palermo sarebbe dovuto essere la pedina di riferimento del reparto arretrato nerazzurro agli ordini di Andrea Stramaccioni. Tutti sappiamo come è andata a finire. Non rimpiangeremo di certo Silvestre, sceso in campo pochissime volte e quasi sempre al di sotto della sufficienza. Rimpiangeremo tuttavia i dieci milioni di euro che sono serviti ad un acquisto fallimentare, tecnicamente ed, ovviamente, economicamente.