Un ponte per il futuro: Thohir all'Inter può essere garanzia di successo
26.07.2013 10:48
Ho atteso l'arrivo di Erick Thohir a Milano con estrema impazienza, con un pizzico d'ansia anche, perchè, se da una parte trattative simili sono spesso condotte sotto traccia, in silenzio e con un profilo mediatico bassissimo voluto ovviamente dai protagonisti (per la delicatezza dell'affare), dall'altra vi sono le speranze dei tifosi nerazzurri (tra cui quelle del sottoscritto), che attendono notizie, una qualche dichiarazione che, seppur in assenza delle firme di rito, nulla vale in realtà quanto le parole di Moratti sullo stato delle trattative. Aspetto questo momento per poter ringraziare definitivamente il leader Maximo per 18, intensissimi, anni di presidenza che, tra alti e bassi, hanno caratterizzato la vita dell'Inter e quella dei suoi tifosi.
Ringraziare Moratti, dicevo, è ovvio: perchè spesso di fronte all'evidenza anche il più innamorato dei tifosi deve fare un passo indietro e, come ho scritto qualche settiamna fa in relazione al possibile accordo tra il patron e il tycoon indonesiano, cercare a tutti i costi di fare il bene dell'Inter, di un popolo e magari di sè stessi.
La storia tra i Moratti e l'Inter è chiaro, è ormai giunta al termine. Con un pò di rimpianto, perchè poteva andare diversamente o, forse no. Voleva ripetere le gesta di suo papà Angelo e questo glielo dobbiamo: Massimo Moratti è e sarà per sempre il nostro presidente, quello a cui abbiamo voluto bene, quello che ci ha fatto sognare, arrabbiare e che, alla fine, dobbiamo ringraziare.
Un indonesiano all'Inter richiama da vicino la possibilità di una svolta netta per il mondo Inter e che, sebbene sia accompagnata non da pochi dubbi (che si concentrano nella valutazione delle reali capacità di gestione, non finanziaria o economica, ma sportiva di un uomo, o meglio di un imprenditore, attivo nel mondo dello sport da parecchio tempo più come investitore che da classico presidente operativo) permetterà di programmare il presente ma, ancor meglio, con maggior sicurezza, solidità e attenzione un futuro che con Massimo non avremmo avuto.
Dicevamo dei dubbi: è chiaro, questo passaggio di consegne spaventa perchè, come accade non di rado quando giunge il momento delle scelte, dei grandi cambiamenti, c'è sempre un pò di paura, di incertezza, e un certo senso di disorientamento che non nego che, in questo strettissimo ambito, abbia sfumato un pochino il mio entusiasmo, almeno inizialmente, quando ho sentito parlare di un indonesiano interessato all'acquisto della Beneamata.
Anche se, come detto, nutrire dei dubbi è lecito e assolutamente giustificabile in operazioni finanziariamente così vaste e complesse, che hanno ad oggetto un bene come una società di calcio dello spessore e del prestigio dell'Inter, nonchè le sue sorti sportive.
La mia sensazione riguardo la bontà di una nuova presidenza rimane tuttavia positiva perchè, sebbene verificare e valutare le doti di Thohir-presidente e del suo entourage di collaboratori sia un'operazione piuttosto difficile e quantomai effimera, quello che il magnate indonesiano porterà in dote all'Inter, o almeno si spera, non saranno solo i capitali, o il top player o ancora il colpo ad effetto, quanto un nuovo modo di curare gli interessi della società: l'attitudine ad una gestione più manageriale del club, meno appassionata ma sicuramente più efficace ed efficiente rispetto a quella mecenatista della famiglia Moratti.
Rafforzare e rivitalizzare il marchio, internazionalizzarlo, rilanciarne l'immagine nel mondo, nonchè rinvigorire, integrare, migliorare il peso comunicativo di una società ormai spenta, stanca e spesso imprearata ad adeguarsi ai tempi che corrono, sempre più in fretta, rappresentano i primi piccoli passi di una dinamica di miglioramento sicuramente più ampia, che sappia ricreare un ambiente sereno, armonico, essenziale all'interno, nel rispetto dei ruoli e delle funzioni, e uno solido, sicuro, determinato nei rapporti con l'esterno, ovviamente con i competitor maggiormente attrezzati. Il parallelismo e l'equilibrio di due realtà al momento disgiunte, disunite l'una dall'altra.
Un ambiente che ha l'assoluto bisogno di ripartire da zero, ma che può contare tanto sul patrimonio storico lasciato in eredità da 105 anni di storia e ancor di più sull'esperienza di un quinquennio da favola (2006-2011) quanto sulla modernità, o meglio, sulla modernizzazione che Thohir saprà gradualmente imprimere alla società attravverso un asset più snello ma non meno dettagliato dei quadri dirigenziali della stessa.
Una chance, che, comunque si configuri, rappresenterà l'arma in più per un club sempre più stretto al collo da una conocorrenza spietata, meglio organizzata, più ricca: dalla Juventus campione d'Italia al Milan, da un Napoli che sta costruendo la sua credibilità grazie ad una serie di investimenti per certi versi clamorosi, ad una Fiorentina che, dopo un anno con Montella, ha riacquisito appeal, considerazione e, come per il Napoli, una certa credibilità anche all'estero se si è riusciti a convincere uno come Mario Gomez a vestire di viola.
Uno scenario davvero angusto per chi, come l'Inter, deve rilanciare le proprie ambizioni di club vincente dovendo fare i conti tuttavia con bilanci sempre in rosso, e una rosa tecnicamente tendente sempre più verso il basso come diretta conseguenza delle crisi economica che strozza le casse del club. La sterzata verso il "nuovo" giunge nel momento più opportuno, fosse anche solo per riequilibrare una situazione economico-finanziaria da brividi, senza la pretesa di un mercato che vada aldilà delle possibilità o delle condizioni attuali.
Ci vorrà del tempo per sognare nuovamente la nascita di una nuova Grande Inter, ma non è impossibile: è proprio questa speranza che accende la fantasia dei supportes, li stimola e li proietta ad accogliere la soluzione indonesiana con un entusiasmo che non si vedeva da tempo, che si era perso malamente per strada in un triennio sportivamente insopportabile, deprimente e fin troppo avvilente per chi ha a cuore l'Inter.