Perchè il rinnovamento passa anche attraverso la cessione dei giovani
La tendenza del club a privarsi dei giovani di migliore prospettiva della primavera ha aperto da qualche anno uno spunto di riflessione spesso scomodo per chi scrive sull'Inter, dovendo spesso commentare l'operato una società che ormai da anni investe con profitto sulla prolificità di un settore che crea, cresce e lancia a getto continuo piccoli campioni del futuro, che tuttavia cede spesso e volentieri senza una valutazione troppo attenta, non di rado vedendone affermare il talento altrove, o ancor peggio, cercando di riprenderseli a costi esponenzialmente cresciuti.
La valorizzazione dei prodotti del vivaio è attualmente una strada fin troppo complicata per essere intrapresa, bloccata da una crisi di capitali davvero sconosciuta e senza precedenti nella storia per l'Inter. Proprio ieri Moratti ha dichiarato che mercato e Thohir sono due affari l'uno separato dall'altro: un pizzico di orgoglio ma non troppa verità nelle sue parole, se è vero come è vero che il budget per il mercato, anche a luglio, sarà legato più alle cessioni e ai tagli in squadra che ad investimenti pianificati nonostante momentanei esuberi in rosa e ingaggi troppo onerosi.
La tendenza, o meglio, l'esigenza più immediata è dunque quella di affidarsi a giocatori più esperti e rodati, piuttosto che alla maturazione tecnica di una serie di ragazzi al cui futuro non può essere legato quello più prossimo dei colori nerazzurri. Un habitat, l'Inter attuale, che poco può favorire l'affermazione piena e completa dei suoi numerosi gioielli in prima squadra: l'arrivo di un allenatore come Mazzarri, l'esigenza di trovare subito equilibrio e rendimento, sono due ulteriori motivi per i quali non vedremo i vari Duncan, Bardi, Mbaye e Longo vestire la maglia nerazzurra già quest'anno, se non prima di uno o due anni ancora fuori da Milano. Accettando anche il rischio di non vederli più tornare alla base.
Non fanno eccezione alla categoria Donati e Caldirola, spediti in Germania a titolo definitivo ad una cifra compessiva di 6 milioni di euro. Un'operazione che ha fatto storcere il naso a molti, più che altro per il timore di ritrovare questi ragazzi vestire nel giro di pochi anni la maglia della nazionale, oppure fare le fortune di altre squadre, sulla falsariga dei Balotelli, Destro o Bonucci, tutti talenti scoperti da un meticoloso lavoro di scouting poi sacrificati per ragioni di bilancio oppure posti al centro di trattative come merce di scambio di cui liberarsene al più presto. Giocando un pò, tra l'altro, si potrebbe addirittura schierare un'intera formazione piena di giovani del vivaio ma emigrati in altri club italiani nel giro di un solo triennio, con la certezza di riportare sul foglio di carta una squadra di tutto rispetto.
Come anticipato dal titolo, il rinnovamento passa anche dalla cessione dei giovani talenti scoperti un anno fa proprio da Andrea Stramaccioni: ovvie e semplici questioni di bilancio, più che accurate valutazioni tecniche, fanno pendere l'ago della bilancia verso una soluzione che i tifosi non approveranno al 100%, e che sarà davvero comprensibile solo se dal sacrifico giungano giocatori importanti e non i solidi bidoni sudamericani, tra l'altro pagati a peso d'oro e con ingaggi stratosferici.
La politica societaria sui giovani, è piuttosto chiara, condivisibile o meno a seconda delle opinioni personali. Diversi i casi di Mauro Icardi e Ishak Belfodil, rispettivamente 20 e 21 anni, i quali, nonostante siano piccoli campioncini ancora tutti da scoprire (e da testare in una grande squadra), faranno stabilmente parte di quella schiera di titolari sui quali Mazzarri farà assoluto affidamento per la stagione 13-14.
L'idea di base (sulla quale molti hanno scritto di una convergenza di veduta tra lo stesso Moratti e Thohir), anche se talvolta sfugge ai più, è davvero semplice, almeno sulla carta: meglio credere in giovani che già hanno mostrato carattere e ambizione, seppur nella Serie A di provincia, più pronti e determinati, piuttosto che puntare sull'espolsione immediata di under 21 che hanno intrapreso una gavetta nelle serie minori o che hanno trovato uno spazio significativo nella vetrina dell'Europeo di Israele, con poche garanzie a breve termine. Per questo per l'accoppiata franco-argentina la società ha voluto rischiare forse più di quanto sarebbe stato coerente.
Eppoi, facendo tutte le valutazioni del caso, il passaggio da una categoria ad un'altra rappresenta, per un ragazzo alla prima vera esperienza nel calcio profesisonistico, un ostacolo di non poco conto, e non proprio da sottovalutare, al quale non tutti riescono a "sopravvivere", tecnicamente e caratterialmente. La via maestra tracciata dall'acquisto di Mateo Kovacic d'altra parte ha trovato consensi anche in Mazzarri: in squadra, per adesso, talenti che possano fare la differenza, più che elementi ancora poco maturi per affermare le proprie doti all'Inter del post-Triplete.