Moratti-Thohir: l'importante è il bene dell'Inter

26.06.2013 16:58
Da tanto tempo ci si chiedeva se Massimo Moratti debba effettivamente rinunciare all'Inter, alla sua Inter. Una necessità che è maturata nel tempo, nella speranza di rivedere (e rivivere) un'Inter di nuovo grande, come quella di appena tre anni fa. Nessuno tuttavia si aspettava che quel momento sarebbe giunto così presto, anticipando praticamente ogni ragionevole previsione a riguardo e spiazzando, al contempo, qualsiasi ragionamento sulla pianificazione concreta di un'operazione gigantesca, non solo dal punto di vista economico quanto da quello sentimentale, affettivo.
L'offerta del magnate indonesiano Erick Thohir, intenzionato a rilevare la quota di maggioranza del club nerazzurro, pare sia di quelle irrinunciabili. E non parliamo solo dei dettagli e delle condizioni su cui poggia e prosegue la trattativa, quanto per il legame strettissimo che pone in relazione l'offerta al momento (storico-sprtivo-economico) in cui essa è giunta inaspettatamente nella mani della famiglia Moratti e dei suoi legali. Perchè dopo un quinquennio di successi è arrivato un triennio di tonfi ancor più fragorosi delle vittorie stesse, determinato se non esclusivamente, quasi esclusivamente, dall'incapacità della società di gestire il peso di un Triplete che, alla prova dei fatti, ha rappresentato in realtà lo spartiacque tra "prima" e "dopo", tra ambizione e appagamento. E che, conti alla mano, non avrebbe più potuto alimentarsi degli investimenti di un Moratti ormai consapevole di aver rischiato tutto quanto era possibile, nella folle rincorsa verso il mito di suo padre.
Ecco pèrchè, nonostante percentuali e cifre circolate in questi ultimi giorni, che parlano comunque di un presidente combattutto nel dare avvio a questa svolta davvero epocale, più che alle ragioni di cuore si dovrebbe dar peso al "bene dell'Inter", come si va ripetendo da tempo, a ciò di cui in primis necessità un club strozzato dai debiti e che fatica (e faticherà ancora) a rilanciarsi nell'elite del calcio europeo se continuerà a perseverare sulla strada di una poltica sportiva austera, poco organizzata, priva di progetti se non quello del ridimensionamento annuale del club sulla scena nazionale ed internazionale, in fatto di obiettivi e priorità sportive.
L'opporunità-Thohir è una di quelle che potrebbero non capitare più nella vita. Per questo Moratti e la sua famiglia dovrebbero riflettere attentamente sulla bontà di questo storico passaggio di consegne che gioverebbe non solo al numero uno nerazzurro (che potrebbe proseguire la sua avventura nel club assumendo la carica di presidente onorario, evitando così un'esposizone economica improbabile se non impossibile in questo momento), quanto alla passione e alle aspettative dei tifosi che attendono impazientemente una svolta decisa, chiara, che gli restituisca non solo i trofei, ma la gioia stessa di tifare Inter.
Perchè sarò anche vero che non sono solo i miliardi a rendere un club vincente, nè la suggestione di avere un ricco businnesman indonesiano alla guida del club, preso dai suoi affari ultramilionari sparsi per il mondo di cui l'Inter non ne è solo che una piccola parte, e senza che esso abbia la giusta dimestichezza con i problemi (non solo economici) più tipici di una società di calcio.
Rinunciarci tuttavia sarebbe troppo rischioso, e costoso, non solo per Massimo, ma per tutto l'ambiente nerazzurro. Un azzardo da pagare a caro prezzo, se classifica e accesso all'Europa ancora contano qualcosa. La scelta dunque si presenta difficile e non troppo ovvia, nonostante tutto. Perchè quello che conta è il bene dell'Inter.