Aria nuova, mercato vecchio: la nuova Inter ancora tutta da costruire.
Con il ritiro a Pinzolo ormai giunto alla battute conclusive, potrebbero già essere tirate le somme del miniciclo di lavoro guidato da Mazzarri e il suo staff. Vi abbiamo speso riportato l'entusiasmo che ha circondato l'Inter e il nuovo cosro fin dagli esordi, nonchè un clima nuovo che si è respirato fin da subito con l'ex allenatore del Napoli a guidare in prima persona il gruppo nella preparazione fisica, atletica e tattica.
Gli umori e le sensazioni trapelate da Appiano prima e Pinzolo poi hanno messo in mostra, seppur non troppo esaustivamente per chi non fosse davvero presente in Trentino, ciò che Mazzarri ha portato di nuovo: disciplina, lavoro, sacrificio e organizzazione, tutti elementi trascurati o troppo spesso sottovalutati nelle precedenti gestioni, anche se, da Benitez a Stramaccioni, l'ambiente, in quello che era il nostro presente, sembrava piuttosto positivo, entusiasta del nuovo allenatore e dei suoi metodi di lavoro, salvo poi sfaldarsi alle prime sconfitte, ai primi scollamenti di uno spogliatoio mal gestito oppure troppo distante dal tecnico stesso.
Quello che manca ancora all'Inter di oggi, consolidatasi l'idea di aver scelto l'allenatore giusto al momento giusto, è ancora un mercato sparagnino, guidato da una dirigenza che va a rilento, povera di idee e della capacità contrattuale necessaria per risolvere i nodi centrali del "Mazzarri pensiero": quello di rinforzare un centrocampo nella zona centrale e sugli esterni, per dotarlo finalmente di quel dinamismo tanto caro ad un allenatore che privilegia allo spettacolo o alla modernità del gioco un approccio sicuramente più intenso, pragmatico e più dispendioso.
Ad oggi infatti, Nainggolan, Isla e Dragovic, i tre nomi più "caldi" del mercato nerazzurro, e da settimane in procinto di vestirsi dello stesso colore, purtroppo sono ancora di proprietà delle loro squadre di appartenenza, sebbene premano per accasarsi alla corte di Moratti, nessuno escluso: Isla infatti è pronto a ridursi lo stipendio pur di lasciare Torino; Dragovic ha da poco rifiutato un'offerta sontuosa della Dinamo Kiev pur di aspettare un rilancio dell'Inter; Nianggolan probabilmente attenderà l'ingresso del connazionale Thohir nei quadri societari interisti affinchè lo stesso lo porti a Milano come regalo di benvenuto. Un quadro insomma piuttosto chiaro e gratificante se, dopo un annatta disastrosa e penalizzante, diversi giocatori vogliamo a tutti costi l'Inter più di quanto l'Inter voglia loro.
Dunque, come comportarsi? Cosa aspettarsi da questa dirigenza? Difficile dirlo, anche perchè, spesso potremmo rimanere tutti sorpresi se Branca e Ausilio chiudessero a breve trattative ben avviate in un colpo solo (scenario del tutto inverosimile, anche per chi si reputa il migliore). Vero però che il budget a disposizione rimane quello delle stagioni passate, le cessioni degli esuberi (Silvestre, Chivu) non sono arrivate così come i capitali di Thohir sono ancora fermi in Indonesia, in attesa di siglare l'accordo con la famiglia Moratti. Qualcosa per ridimensionare almeno un pò le colpe di uno staff dirigenziale, che appare il riflesso più chiaro di un momento storico in subbuglio, tutt'ora a libro paga di un Moratti davvero comprensivo fino ad ora con l'ex attaccante di Grosseto e con un giovane dirigente (Ausilio) che, almeno per ora, paga qualcosa in esperienza di fronte a colleghi più navigati e spesso smaliziati.
In definitiva comunque, un bilanciamento più equilibrato nella valutazione delle diverse circostanze che caratterizzano e circondano l'Inter, sarebbe anche il modo più appropriato per comprendere meglio il momento, le responsabilità di una empasse che ha ragioni e motivi differenti e variegati.
Eppoi perchè, a dirla tutta, quando si tratta di Inter spesso si chiacchiera molto, anche se non si è realmente presenti nelle segrete stanze di Palazzo Saras per capire chi, cosa e come stia bloccando il mercato (in entrata e in uscita), ovvero quali delle componenti appena citate, faccia la parte del leone, e abbia la fetta più significativa e in grado di (non) determinare la campagna rafforzamento 13-14.
Manca ancora un mese comunque alla fine della sessione estiva di un mercato ricco di botti, ma non nerazzurri. Pretendiamo poco: attendiamo risposte, acquisti e una squadra finalmente all'altezza del suo nome.